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Photography: the language of seeing

It is a tool to observe, express and relate to that which is around it. It is used to suspend a moment and capture every fragment of that which passes, immediately converting it to memory: this is what Pier Nicola Bruno does in his photography.

He investigates the notion of ‘place’ as his primary concept; place as a portion of space, a human container, which a body can figuratively and materially occupy.

People and time are accessory and transitory elements in the essentiality of places. They leave a mark, a trace that consumes the space and is what Pier Nicola Bruno seeks.

Human figures are never visible in his photographs: their presence is perceived through details, shades of presence which become a metaphor for the transience of time and of man himself.

With an objective, distant and concrete perspective, he portrays that which is ordinary in places at times destined to lose their identity, almost forgotten, non-places where anyone could pass and nobody ever stops.

The visual exploration of Pier Nicola Bruno ranges from the intimacy of lived or past environments, sometimes even abandoned, to the static nature of urban, public and industrial spaces in which the absence of human presence becomes predominant and tangible, to the views of the landscape that surrounds us.

His is a reflection on the daily life of our time.

Pier Nicola Bruno’s work does not aim to be a classification or taxonomy of spaces, but rather a survey of the world, a perception of everything that the human being has around him.

 

 

La fotografia: il linguaggio per vedere

È lo strumento per osservare, esprimersi e relazionarsi con tutto ciò che ha intorno. La usa per fermare i momenti e ogni frammento di quello che passa, che subito diventa ricordo: questo fa Pier Nicola Bruno nella sua fotografia.

Indaga sul luogo come concetto primario; sulla porzione di spazio, contenitore umano, che un corpo può occupare idealmente e materialmente.

L’uomo e il tempo sono elementi accessori e di passaggio nell’essenzialità dei luoghi. Essi lasciano un segno, una traccia che mangia lo spazio e che Pier Nicola Bruno ricerca.

Nei suoi scatti non si vedono mai figure umane: s’intuisce la loro presenza attraverso dettagli, sfumature di presenza che si fanno metafora della transitorietà del tempo e dell’uomo stesso.

Con uno sguardo oggettivo, distante e concreto, ritrae l’ordinario attraverso spazi talvolta destinati a perdere la propria identità, quasi dimenticati, non-luoghi in cui chiunque transita e nessuno si ferma mai.

La ricerca visiva di Pier Nicola Bruno spazia dall’intimità di ambienti vissuti o passati, a volte addirittura abbandonati, alla staticità di situazioni urbane, pubbliche e industriali in cui l’assenza di presenza umana si fa forte e insieme tangibile, fino ad arrivare alle vedute del paesaggio che ci circonda.

La sua è una riflessione sul vissuto quotidiano del nostro tempo.

Il lavoro di Pier Nicola Bruno non vuole essere catalogazione o tassonomia degli spazi, bensì uno sguardo sul mondo, una percezione su tutto ciò che l’essere umano ha intorno a sé.