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NORWAY
It is April when I arrive in Oslo.  I leave the capital and drive north passing a sequence of enchanting scenarios: the surreal magnitude of snow-covered plateaus, mountains that overlook unspoiled fjords, small fishing villages and roads that are literally surrounded by the sea. The infrastructures strike me greatly, despite the utter beauty of the surrounding nature. Streets, bridges, tunnels, built by man in a hostile-formed environment. In my journey I portray landscape without humans, but never without human intervention. 

É Aprile quando arrivo a Oslo. Lasciata la capitale, guido verso nord in un susseguirsi di scenari incantevoli: la straniante vastità di altipiani innevati, montagne a picco su fiordi incontaminati, piccoli villaggi di pescatori e strade letteralmente circondate dal mare. Le infrastrutture mi colpiscono molto, nonostante la bellezza della natura circostante. Strade, ponti, gallerie, costruiti dall’uomo in un ambiente morfologicamente cosí ostile. Nel mio viaggio ritraggo un paesaggio privo di figura umana, ma mai privo dell’intervento umano.